Essere e dintorni by Gianni Vattimo

Essere e dintorni by Gianni Vattimo

autore:Gianni Vattimo [Vattimo, Gianni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2018-02-14T23:00:00+00:00


19. Riflessioni sulla dialettica dello sviluppo

In vari Stati dell’India, secondo dati ufficiali, ci sarebbero stati, dal 1997 a oggi, 10.000 suicidi di contadini che si sono uccisi non potendo pagare i loro debiti. Alcune stime parlano addirittura di 40.000 casi, nello stesso periodo. Si tratta di debiti contratti per far fronte alle spese del lavoro agricolo, cresciute enormemente da quando il FMI ha imposto al governo indiano, per rispettare le leggi della concorrenza, di non erogare più sussidi statali per l’agricoltura; e da quando si è cominciato a diffondere, soprattutto nella coltivazione del cotone, l’uso di OGM, i cui semi devono essere ricomprati ogni anno perché non possono riprodursi come accadeva con le sementi “naturali”.

Questa notizia, che ricavo dal “Corriere della Sera” (21 agosto 2006), ma che ha la sua fonte originaria in “The Times of India”, è una delle tante che si possono citare per mostrare che la “globalizzazione” di cui tanto ci vantiamo ha avuto risultati negativi invece che produrre un miglioramento delle condizioni di vita nelle parti povere del nostro pianeta.

Quando parliamo di “dialettica dello sviluppo”, dobbiamo intendere il primo termine nel senso, inaugurale, che aveva nel titolo del libro di Horkheimer e Adorno del 1947: rovesciamento delle promesse, in quel caso dell’illuminismo, e per noi della mondializzazione dell’economia. Non solo si tratta qui degli effetti negativi di ciò che era parso una promessa di maggiore benessere; ciò che accade a noi oggi è che il senso stesso della parola “sviluppo”, a causa dell’esperienza negativa ormai visibile in tutto il mondo, deve mutare radicalmente. Possiamo riassumere questa trasformazione accentuando uno dei significati che anche il termine “dialettica” originalmente aveva: la trasformazione della quantità in qualità. Lo sviluppo quantitativo della produzione di beni è arrivato a un punto che richiede il passaggio al piano della qualità. Del resto, secondo un’osservazione che viene spesso ripetuta quando si discute di OGM, non è la quantità assoluta di cibo e risorse vitali che fa difetto nel mondo, ma la loro distribuzione nei vari luoghi. Diventa sempre più chiaro che non occorre tanto un aumento della produzione, quanto una migliore logica distributiva. L’ironia che per tanto tempo si è fatta sui regimi socialisti, dove tutti potevano acquistare liberamente qualunque merce ma non c’erano merci da comprare, si rovescia anch’essa nel suo opposto; viviamo in un mondo di sovrapproduzione di merci, che però non sono accessibili a coloro che potrebbero utilizzarle.

Si può naturalmente discutere fino a che punto questa dialettica sia universale, perché è possibile che noi occidentali schiavi della logica del consumismo vediamo le cose in maniera distorta. Forse per i diversi “mondi” in cui è diviso il nostro mondo valgono regole diverse. In questo caso, saremmo ancora di fronte a effetti di una globalizzazione imperfetta. Ma casi come quello citato dell’India sono effetti di globalizzazione “riuscita”; e, in generale, la regolamentazione dei mercati a livello di grandi aree, per esempio quella dell’Unione europea o quella della WTO, riguarda sempre più la limitazione della produzione di certi beni piuttosto che l’aumento quantitativo



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